Il boom della Creator Economy

Content creator, influencer e blogger pubblicano contenuti quotidianamente, promuovono subscription, sponsorizzano prodotti e creano fans club. Tutti questi non sono altro che tasselli di un grande mosaico, pezzi di una nuova economia che negli ultimi anni sta crescendo in modo inarrestabile: la creator economy.

È l’economy dei creator, ma non solo…

La creator economy, come svela il nome stesso, è l’economia che ruota attorno alla creazione di qualsiasi tipo di contenuto – audio, video, testi, per citarne alcuni – e i content creators, letteralmente creatori di contenuti,  sono coloro che guadagnano attraverso la creazione e condivisione di contenuti. 

Senza alcun dubbio i co-protagonisti della creator economy sono le media platform, ovvero tutte quelle piattaforme su cui vengono caricati i contenuti e che consentono ai creator di monetizzare. Ne sono un esempio YouTube che, già dal lontano 2007, paga i creatori attraverso il suo sistema di partnership che consente la compartecipazione delle entrate derivanti dalle adv; e i social network, che vengono usati sia per monetizzare, sia come “mezzo” per spostare i follower su altre App, siti web o link di affiliazione. In altre parole, spesso i social – free account – vengono usati per attrarre gli utenti su paid account, ovvero per fare lead generation e attirare i potenziali clienti nel funnel di vendita.

Non sono da meno tutte le piattaforme utili per vendere i propri corsi, come Udemy, o quelle per gestire abbonamenti che si sono diffuse negli ultimi anni come Patreon, OnlyFans o Twitch, ma anche Audible e Storytel per chi produce audio e podcast.

I loghi delle piattaforme della creator economy: Patreon, Domestika, OnlyFans, Storytel, Buy Me a Coffee, Udemy, Substack, Audible, Twitch.Altri personaggi indispensabili per questa nuova economy sono:

  • i content creators tools, ossia gli strumenti per la creazione di contenuti come Adobe Creative Cloud, Google Trends o Canva; 
  • i brand che collaborano con i creators attraverso sponsorizzazioni;
  • le società di venture capital che investono in nuovi strumenti e tools di creazione;
  • e il pubblico, ultimo ma non per importanza, visto che la creator economy nemmeno esisterebbe senza il supporto degli utenti.

È meglio chiamarla Passion Economy?

La creator economy è anche conosciuta come Passion Economy. La passione dei creators, infatti, è la sorgente principale, il motore, che li spinge a rimanere sempre aggiornati nel loro ambito e a produrre contenuti di qualità e monetizzabili.

Adam Davidson, collaboratore del The New Yorker e autore del libro “The Passion Economy”, sostiene che l’essenza di questa economy risieda nella trasformazione del set di passioni e skills di un creator in un prodotto o servizio; ed evidenzia come nell’economia della passione siano proprio unicità, creatività e differenziazione ad avere la meglio su standardizzazione ed efficienza, tipiche dell’economia di massa.

È un perfetto esempio Francesco Costa  vicedirettore de Il Post – che, sulla base della propria expertise e passione per gli USA, ha creato Da costa a costa: un progetto giornalistico multimediale sulla cultura e sulla politica degli Stati Uniti. L’autore ha creato sia contenuti sulla propria pagina Instagram, sia una newsletter e un podcast dedicati. Il suo business model prevede la diffusione gratuita di contenuti in cambio di donazioni offerte da lettori e ascoltatori che decidono liberamente di supportare l’iniziativa.

Come monetizzano i creator?

Le opportunità di guadagno e le strategie di monetizzazione dei creator sono molteplici, differenziate e studiate a tavolino in base alla nicchia di riferimento. Eccone alcune:

  • Sponsorship: creator e influencer vengono pagati dai brand per consigliare prodotti o servizi;
  • NFT: gli artisti possono vendere la propria arte digitale che può, per la prima volta grazie agli NFT, essere posseduta e monetizzata;
  • Affiliazioni: i creator possono guadagnare attraverso link affiliati. Amazon è il leader per questo tipo di monetizzazione e propone di far fruttare i contenuti attraverso il suo Influencer program;
  • Donazioni: i fan possono supportare il lavoro dei creatori di contenuti tramite donazioni su piattaforme come Buy Me a Coffee;
  • Subscriptions: i creator possono offrire contenuti unici a tutti gli abbonati grazie a Pateron, Substack o OnlyFans.

Esempi di creator non convenzionali

Si potrebbero scomodare molti esempi di creator, basti pensare a tutti i contenuti di travel o beauty influencer, YouTubers o podcasters in cui ci imbattiamo ogni giorno. Sono migliaia, milioni. Ma la figura del content creator è veramente vasta e nel tempo ha conosciuto molteplici incarnazioni. Ne mostriamo qui due esempi non convenzionali.

Ryan’s World su YouTube

La dimostrazione che non c’è un’età minima per diventare creator è Ryan’s World, il canale youtube di Ryan Kaji, un bambino di 10 anni. Grazie all’aiuto della sua famiglia, Ryan è diventato una star di YouTube condividendo quotidianamente video sugli unboxing di nuovi giocattoli o di esperimenti scientifici casalinghi.

L'immagine del profilo del creator Ryan su youtube.
Fonte: youtube.com

Il canale è nato nel 2015 quando lui aveva solo 3 anni, oggi ha superato i 30 milioni di iscritti e molti video hanno raggiunto miliardi di visualizzazioni da tutto il mondo. Attorno al piccolo Ryan ruota un grande e redditizio impero commerciale che lo ha portato in TV e sugli scaffali dei principali rivenditori americani di giocattoli: Target e Walmart.

WLOP su Patreon

Il business model dei creator spesso consiste in una transizione da un free plan a un premium plan. In sostanza, i creator regalano ore di contenuti gratuiti – ad esempio sui social – per poi offrire del materiale extra solo agli abbonati che pagano una piccola cifra mensile o per pubblicazione. 

Patreon è lo strumento perfetto per condividere solo con gli iscritti creazioni esclusive come, ad esempio, fumetti online, video o canzoni. Ed è infatti proprio su questa piattaforma che Wang Ling, in arte WLOP e autore del webcomic GhostBlade, propone immagini e sfondi di qualità tratti dal suo fumetto e strumenti per riprodurli come, ad esempio, i pennelli di Photoshop.

La creator economy consente agli illustratori di vendere le proprie immagini. In questa illustrazione di WLOP una ragazza rappresentata di spalle suona il pianoforte.
Fonte: dezartinspire.com

WLOP ha uno stile fantasy e illustra principalmente soggetti femminili. Oltre che essere attivo sui vari social media, specialmente Instagram e Twitter, crea video per YouTube mostrando il suo processo creativo dai quali trae guadagno.

Questi esempi dimostrano che le nicchie e gli argomenti sono pressoché infiniti e che, seppur i creator aumentino di anno in anno, c’è spazio per tutti coloro che riescono a essere autentici, credibili e a dare effettivo valore ai fan. 

Inoltre, anche le piattaforme che permettono di monetizzare sono sempre di più e sembra si stiano moltiplicando inarrestabilmente, ma competono solo parzialmente tra loro perché ognuna di esse ha la propria peculiarità e può essere “sfruttata” per scopi differenti. Sta ai creator comprendere quali siano i mezzi più congeniali e adatti al loro progetto.

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