Second hand, il nuovo trend del fashion marketing

Oggigiorno si comprano sempre di più abiti di seconda mano e proprio per questo anche i grandi marchi si stanno muovendo verso questa direzione.

Fino a pochi anni fa, gli abiti di seconda mano, in inglese second-hand, pre-owned o alle volte pre-loved, erano acquistati da persone con poche possibilità economiche, oppure rivenduti da boutique di nicchia. Adesso le cose sono cambiate e tante persone si stanno rivolgendo al mondo dell’usato e del vintage.

Oramai comprare abiti usati non è solo un gesto legittimato, ma anche alla moda.

Fonte: viaggionelmondo.net

Le motivazioni del consumatore

Molte sono le motivazioni che hanno spinto e tutt’ora spingono i consumatori nella direzione dei negozi di abiti di seconda mano, sia online che offline.

La prima è certamente una motivazione economica. Il mercato dei vestiti usati era già in crescita nel 2019 ma con la pandemia ha raggiunto molte più persone del previsto. Durante il lockdown, infatti, molti si sono trovati a svuotare armadi e cercare di guadagnarci qualcosa, altri a cercare online abbigliamento economico adatto al periodo di crisi.

Cercare pezzi unici tra i mercatini e negozi dell’usato è diventato comune soprattutto tra i più giovani che cercano di rispondere a modo loro all’omologazione della moda. Il fast fashion spinge tutti a comprare le stesse cose a prezzi più accessibili in risposta alle ultime tendenze, causando però non solo problemi di omologazione, ma anche ambientali e di sfruttamento.

Comprare usato consente inoltre di trovare in un ambiente ampio e variegato qualcosa di personale e unico nel suo genere, e per questo lo fa chi ricerca un capo prezioso o desidera uno stile originale.

L’obiettivo del second hand rimane quello di fare concorrenza al fast fashion. Proprio per questo i negozi dell’usato hanno sempre prezzi accessibili, si trovano in zone centrali, sono aperti  tutti i giorni e propongono capi differenti ogni giorno.

Fonte: oxfamapps.org

Le opportunità per un brand

Viste le prospettive promettenti, negli ultimi anni anche i grandi marchi si sono avvicinati a questo “lato” della moda. La rivendita di prodotti usati va a confermare alcuni dei capisaldi dell’identità dei marchi: la qualità, che garantisce la durata del prodotto e l’estetica “senza tempo”, che si contrappone alla temporaneità delle mode.

Finora i marchi di lusso si erano tenuti alla larga dal second-hand per timore di distogliere l’attenzione dai capi nuovi, ma la realtà li ha sorpresi dimostrando che il mercato di seconda mano non incide su quello dei capi nuovi. Al contrario, questi brand sfruttano il trend dell’usato per raggruppare tutti quei clienti che comprano soprattutto indumenti d’occasione e convincerli ad acquistare un capo nuovo. 

Investire nel mercato di seconda mano rappresenta un motivo per migliorare l’immagine e la reputazione dell’azienda stessa in termini di sostenibilitàInoltre, le piattaforme di rivendita hanno permesso ai marchi di lusso di raggiungere nuovi consumatori, più giovani e disposti a spendere meno dei loro classici clienti.

Levi’s per il sociale

Levi’s ha lanciato un suo sito di abiti usati nel tentativo di ricavare qualcosa dalla sua popolarità nel mercato dell’usato. 

Buy Better, Wear Longer”, in italiano “compra abiti più consapevolmente e indossali per più tempo”, è il claim della campagna incentrata sull’impronta ambientale causata dalla produzione e dal consumo di capi di abbigliamento. I protagonisti sono un gruppo di giovani, tra cui Jaden Smith e Emma Chamberlain, in grado di ispirare al cambiamento grazie alla loro popolarità.

La campagna rappresenta l’impegno del brand per una produzione più consapevole e sostenibile, utilizzando materiali e tecnologie nuove, implementando la produzione di capi waterless. Infatti, il denim di Levi’s è pensato per essere indossato per generazioni, non per stagioni.

Fonte: ipmark.com

L’impegno di Zalando

La moda di seconda mano è vista dai consumatori come un mezzo per agire in modo più sostenibile. Zalando, la piattaforma online per la moda e il lifestyle, ha attivato il servizio “Second Hand” per poter acquistare o vendere articoli di seconda mano, con le comodità offerte dall’azienda in merito a spedizione, pagamenti e resi.

Secondo Zalando, il bisogno di una moda più sostenibile è presente soprattutto tra i consumatori più giovani. Più del 90% dei consumatori della Generazione Z (dai 18 ai 24 anni) dichiara che le aziende hanno la responsabilità di avere un impatto sociale positivo. Non a caso, Zalando ha dichiarato come obiettivi il prolungare la vita di 50 milioni di articoli e l’eliminare la plastica monouso fino al 2023.

All’interno del servizio offerto dalla piattaforma, i clienti potranno vendere con pochi clic i loro capi, basterà solo caricarli sulla piattaforma. Dopo aver venduto gli articoli, i clienti potranno scegliere se ricevere un buono Zalando del valore corrispondente o se fare una donazione a uno dei due partner coinvolti, Croce Rossa e WeForest

Tutti gli articoli di seconda mano offerti da Zalando verranno sottoposti a un controllo di qualità e catalogati in un assortimento sempre aggiornato disponibile per milioni di clienti.

Fonte: www.vestilanatura.it

 Riccardo Vola, director of Southern Europe di Zalando, dichiara:

“Il nostro ruolo come piattaforma è consentire a noi stessi, ai nostri brand e ai nostri clienti di fare scelte più sostenibili, scalare la circolarità e offrire soluzioni per chiudere il cerchio”. 

 

Fonte: www.lapaginadeglisconti.i

Piattaforme di successo

Oltre che nei nuovi negozi fisici, i clienti italiani si sono abituati a comprare usato anche online.

Il più famoso è probabilmente Depop, fondato nel 2011, che consente ai privati di aprire un “negozio virtuale” dove è possibile caricare foto di capi e venderli. La piattaforma ricava il 10%  da ogni vendita portata a termine dagli iscritti.

Negli ultimi anni stanno prendendo vita tanti altri grandi rivenditori di marchi di lusso come Vestiaire Collective e The RealReal. Vestiaire Collective ha oggi 10 milioni di iscritti in 90 Paesi, vende 300mila capi di alta moda caricati da venditori privati e poi autenticati dai suoi oltre tremila esperti. The RealReal, fondato nel 2011 da Julie Wainwright, è il più grande rivenditore di moda di seconda mano al mondo con quattro negozi fisici negli Stati Uniti.

Un’altra piattaforma di grande successo in Italia, come nel resto d’Europa, è Vinted. Nato nel 2006 da una semplice idea, oggi  è una piattaforma C2C – da consumatore a consumatore – che conta più di 45 milioni di utenti, i quali vendono, comprano e scambiano i loro abiti usati. Dopo un periodo di grande insuccesso, oggi rappresenta uno dei leader nel mercato di articoli di seconda mano, presente in 11 mercati europei. I membri condividono la stessa passione per stili unici e sono attenti al consumo sostenibile. 

Fonte: es.dreamstime.com

La vendita e l’acquisto di capi di seconda mano rappresenta quindi un grande trend del sistema moda mondiale. Non solo ognuno di noi ha la possibilità di crearsi uno stile originale con pezzi unici, ma anche di promuovere l’economia circolare: un sistema che vede i clienti come fornitori e distributori di beni allo stesso tempo.

Comprare vestiti di seconda mano rappresenta una scelta sostenibile, che riduce l’impatto ambientale dell’industria della moda, e allo stesso tempo rappresenta un affare per gli utenti.

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